Anfiarao

re di Argo nella mitologia greca
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Anfiarao o Anfirao (in greco antico: Ἀμφιάραος?, Amphiáraos) è un personaggio della mitologia greca. Fu un veggente[1] e re di Argo.

Anfiarao
Anfiarao
SagaCiclo Tebano
Nome orig.Ἀμφιάραος
Caratteristiche immaginarie
EpitetoDoppiamente maledetto o Doppio di Ares
Specieumana
Sessomaschio
Luogo di nascitaArgo
Professioneveggente e re di Argo

Genealogia

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Figlio di Oicle[2][1] e di Ipermnestra,[2] sposò Erifile [3][4] che lo rese padre di Alcmeone,[3][5][4] Anfiloco,[3] Euridice,[6] Demonassa[6] ed Alcmena.[6]

Anfiarao fu anche padre di Alessia (Alexida, Ἀλεξίδη).[7]

Mitologia

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Anfiarao aveva avuto in dono da Apollo la preveggenza e diventò l'indovino della città di Argo. Grazie alle sue doti, Anfiarao previde il fallimento della spedizione dei Sette contro Tebe e rifiutò di accompagnarli ma la sua presenza era comunque necessaria, poiché serviva un'ultima persona fidata che presidiasse la settima porta di Tebe.

Anfiarao si nascose in un luogo noto solo a sua moglie ma essa si fece corrompere da Polinice che in cambio della rivelazione del nascondiglio le promise la collana dell'eterna giovinezza, appartenuta ad Armonia.

Anfiarao fu costretto a partire, ma prima di iniziare il fatale viaggio chiese a suo figlio Alcmeone di vendicare la propria morte uccidendo la madre.

Una volta a Tebe, Anfiarao ebbe l'incarico di attaccare la porta di Omoloide, ma fu sconfitto e le sue truppe disperse. Anfiarao fu costretto alla fuga e solo l'intervento di Zeus impedì che venisse ucciso dai soldati tebani. Il dio decise di farlo precipitare in una fossa aperta con uno dei suoi fulmini, e fece sì che quel luogo diventasse sacro, con un oracolo. Anfiarao cadde nelle viscere della terra e precipitò direttamente nell'Oltretomba al cospetto di Minosse, che lo vide arrivare con l'armatura e il carro da guerra.

La sua storia è raccontata da vari poeti, la versione più celebre è forse quella nella Tebaide di Stazio.

Oracolo

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Lo stesso argomento in dettaglio: Oracolo di Anfiarao.

La città di Oropo gli dedicò un santuario (Amphiareion), che ospitava il cosiddetto oracolo di Anfiarao, il quale dal V al I secolo a.C. ebbe in Grecia notevole importanza.

Divina Commedia

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Dante Alighieri citò Anfiarao come primo esempio di indovini nella quarta bolgia dell'ottavo cerchio dei fraudolenti nell'Inferno.[8] Egli è condannato a vagare eternamente con la testa ruotata sulle spalle, che lo obbliga a camminare indietro, in contrappasso con il suo potere "preveggente" in vita. Dopo di lui viene citato anche il suo rivale nell'assedio di Tebe, Tiresia, mago e astrologo tebano.

Bronzi di Riace

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È stata formulata l'ipotesi che uno dei due Bronzi di Riace, custoditi presso il Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, raffiguri proprio Anfiarao.[9]

  1. 1 2 (EN) Apollodoro, 'Biblioteca', libro 3.6.2, su theoi.com. URL consultato il 18 settembre 2025.
  2. 1 2 (EN) Igino, 'Fabulae', 250, su topostext.org. URL consultato il 22 settembre 2025.
  3. 1 2 3 (EN) Apollodoro, 'Biblioteca', libro 3.7.2, su theoi.com. URL consultato il 18 settembre 2025.
  4. 1 2 (EN) Diodoro Siculo, 'Biblioteca Historica', libro 4.65.6, su theoi.com. URL consultato il 18 settembre 2025.
  5. (EN) Pausania, 'Periegesi della Grecia', libro 6.17.6, su theoi.com. URL consultato il 18 settembre 2025.
  6. 1 2 3 (EN) Pausania, 'Periegesi della Grecia', libro 5.17.7 e 5.17.8, su theoi.com. URL consultato il 18 settembre 2025.
  7. (EN) Plutarco, 'Moralia', 23, su topostext.org. URL consultato il 22 settembre 2025.
  8. Dante Alighieri, Divina Commedia. Inferno, XX, 32-36.
  9. Paolo Moreno, I Bronzi di Riace. Il maestro di Olimpia e i "Sette a Tebe", Mondadori-Electa, Milano 1998.

Bibliografia

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  • Publio Papinio Stazio Tebaide VII, 690-893 e VIII
  • Fernando Palazzi, Giuseppe Ghedini, Piccolo dizionario di mitologia e antichità classiche, 15ª ed., Milano, Arnoldo Mondadori, luglio 1940 [agosto 1924].

Voci correlate

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